Marconi: lo scienziato che fece piccolo il mondo

Mi chiamo Guglielmo ed ho cambiato il mondo, rendendolo più piccolo e più connesso di com’era prima. Fui scienziato famoso, ricco imprenditore, premio Nobel a 35 anni e presidente del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Uno dei primi apparati radio di Marconi.

Sono nato a Bologna nel 1874. Ero di famiglia ricca, non andai mai a scuola ma imparai matematica, chimica e fisica da insegnanti privati. Mi piaceva imparare a costruire cose nuove, e avevo una mentalità da imprenditore. A 18 anni diventai amico di un professore dell’università di Bologna, Augusto Righi, che studiava un fenomeno molto strano scoperto nel secolo prima, molto strano. Muovendo un magnete vicino ad un cavo elettrico, il movimento generava una corrente nel cavo. Al contrario, una corrente in un cavo poteva creare una forza magnetica nello spazio attorno a sé. Queste onde elettromagnetiche viaggiavano nell’aria, in maniera simile alle onde luminose, ma erano invisibili. Facendo oscillare una corrente in un cavo, era possibile indurre in un altro cavo, a vari centimetri di distanza, una corrente oscillante.

Decisi di studiare questa interazione a distanza, ma la mia non era solo curiosità scientifica. Sognavo di sviluppare un telegrafo senza fili, qualcosa che funzionasse anche a livello commerciale.

Gli inizi furono davvero umili. Lavoravo nella mia stanza, assemblando fili e batterie da solo nella villa di famiglia, villa Griffone, sui colli di Bologna. A vent’anni, riuscii a far suonare un campanello a una distanza misera, da un lato all’altro della mia camera. Altri scienziati come Hertz o Lodge, prima di me, avevano dimostrato la trasmissione a distanza, ma non pensavano di usarla per trasmettere un segnale; tutti davano per scontato che le onde radio viaggiassero solo in linea retta, come la luce, quindi perché usare un’onda invisibile, se si può usare un raggio di luce?

Ma io invece cominciai a fare esperimenti all’aperto, usando come assistente scientifico il mio maggiordomo. Dapprima lo mandai in cima a una collina, gli dissi di sventolare un fazzoletto bianco quando la mia trasmittente riceveva un segnale.

Poi lo mandai dietro una collina, ordinando di sparare un colpo di fucile se la radio squillava. Quello sparo fu un suono delizioso per le mie orecchie; le onde radio, a differenza dei segnali di luce, potevano oltrepassare anche ostacoli naturali!

Dovevo il segreto di questo successo a tanto lavoro e piccoli miglioramenti tecnologici. A differenza di Hertz, usavo un’antenna verticale e collegata a terra. L’antenna verticale permetteva di emettere un segnale in tutte le direzioni dello spazio in modo uniforme, che si espandeva proprio nella direzione giusta, cioè verso l’orizzonte.

Nel 1897 dimostrai la trasmissione a 6 km di distanza; subito dopo dimostrai che il segnale poteva viaggiare anche sul mare; potevamo comunicare con le navi, ad esempio in situazioni di pericolo! Nel 1898 cominciai a produrre apparecchi radio commerciali, e contemporaneamente ad offrire i primi servizi commerciali di trasmissione segnali a distanza; come detto, ero un bravo imprenditore, oltre che un eccellente scienziato.

Nel 1899, per la prima volta la mia invenzione salvò delle vite. Un apparecchio, installato su una nave-faro, aiutò a salvare l’equipaggio del mercantile Elbe che si era arenato.

Accettai una sfida ancora maggiore; mandare segnali radio attraverso l’Atlantico, in concorrenza con i grandi cavi sottomarini del telegrafo convenzionale. Secondo gli esperti, su quelle distanze la curvatura del pianeta Terra avrebbe bloccato qualsiasi radiazione elettromagnetica; invece, nel 1901, usando una trasmittente con antenne di 69 metri e una ricevente con un’antenna sorretta da un aquilone, mandai un segnale dalla Cornovaglia al Canada. Com’era possibile? Per capire, organizzai una serie di esperimenti con la mia nave, trasmettendo segnali a distanze sempre maggiori.

Si scoprì che, oltre che audace, ero anche fortunato. Le mie onde radio non seguivano la curvatura della Terra, ma rimbalzavano sulla ionosfera, uno strato di particelle cariche che avvolge l’atmosfera. Grazie a questo “specchio” che la Natura mi aveva gentilmente messo a disposizione, per la prima volta America ed Europa potevano comunicare in tempo reale.

DataDistanzaLuogo
Dicembre 18942 mDa un lato all’altro della stanza
Estate 1885900 m 
Luglio 18953.2 Km 
Marzo 18976 KmTrasmissione sul canale di Bristol.
Maggio 189716 Km 
Marzo 189944 KmTrasmissione attraverso il canale della Manica
Dicembre 19013500 Km 
19109650 KmArgentina-Irlanda
191816000 KmInghilterra-Australia
I progressi di Marconi nell’invio di segnali a distanza.

Nel 1905 c’erano 180 navi già equipaggiate con le mie radio, prodotte dalla mia ditta. Il mio cognome era così famoso che diventò il nome di un mestiere, il marconista.

Nel 1912, il transatlantico Titanic urtò un iceberg, e affondò. Dovevo essere anch’io su quella nave, ma all’ultimo momento avevo cambiato piano. Ma aA bordo del Titanic c’erano, però, due marconisti della mia compagnia, con una radio; grazie a loro, una nave vicina captò l’SOS in soli 17 minuti. Dopo di questo episodio, diventaiQuesto episodio fece di me un vero eroe e diventai, ( ancora più) ricco e famoso.

Ero un eroe anche in Italia, e nel 1928 diventai presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il primo successore di Vito Volterra. Sono morto nel 1937; ero sopravvissuto a otto attacchi di cuore, il nono mi fu fatale. Poco prima di morire, avevo detto “in questo campo, c’è ancora tanto da fare…” ed era vero.

Da allora, le onde radio hanno reso il mondo più piccolo, e più unito. Le radio commerciali, la televisione, e poi il radar, il wifi, il bluetooth… oggi, a voi sembra normale comunicare in un istante da un lato all’altro del mondo; invece questo miracolo è dovuto a un dono della Natura e, modestamente, al mio lavoro.

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