L’invenzione di Google

La tesi di laurea (come quella di dottorato) è spesso una formalità, letta solo dall’autore e dal suo professore per poi essere rilegata con cura, poi dimenticata su uno scaffale per sempre. Certe volte, però, il lavoro di tesi può cambiare la tua vita. In casi molto speciali, può cambiare il mondo, e trasformarti in un miliardario.

Negli anni 90 l’invenzione e il successo di internet crea il bisogno (che noi oggi diamo per scontato) di orientarsi tra le migliaia di pagine web disponibili. Le prime soluzioni sono abbastanza tradizionali: veri e propri libroni cartacei di “pagine bianche” che elencano, in ordine alfabetico, migliaia di siti.

Questa soluzione non è però sostenibile, e nascono i primi motori di ricerca. Yahoo!, nato nel 1994, utilizza autori umani per visitare, una a una, le pagine web e scriverne una descrizione.

Pagina del motore di ricerca Yahoo.

Nel 1996 Larry Page e Sergey Brin sono due studenti dell’università di Stanford che scelgono, per la tesi di dottorato, un argomento abbastanza astruso: le proprietà matematiche del World Wide Web.

Il web è un’enorme rete che connette milioni di pagine, ogni pagina che punta ad altre pagine tramite link. Page e Brin notano che questa rete è analoga a quella della letteratura scientifica; ogni articolo scientifico è di solito “citato” da articoli sullo stesso argomento a lui successivi. Un articolo citato da altri 100 articoli è più importante di uno citato solo da 30. Page e Brin decidono di usare lo stesso approccio per classificare l’importanza di una pagina riguardo a una data ricerca. In pratica, creano un programma che vaga da una pagina web all’altra (un “random surfer” o un “crawler”), seguendo links. Se il surfer arriva spesso su una data pagina, vuol dire che quella pagina ha molti link da altre pagine, e quindi è importante! Cercando, ad esempio, “Bill Clinton”, il loro motore di ricerca non conta quanti “Bill Clinton” contiene il testo della pagina, ma quante pagine “linkano” ad essa per l’argomento Bill Clinton.

L’algoritmo comincia a girovagare per internet a marzo del 1996, partendo dalla pagina dell’università di Stanford. In 9 giorni ha scaricato e classificato circa 26 milioni di pagine web. A agosto 1996, Google diventa accessibile a tutti gli utenti di internet.

Cominciano ad arrivare soldi. Un possibile finanziatore, dopo aver visto una demo, dice semplicemente: “invece di discutere i dettagli, perché non vi firmo direttamente un assegno?” L’assegno di centomila dollari è intestato a una ditta, “Google Inc.”, che non esiste. Page e Brin la registrano il 4 settembre del 1998, scegliendo come ufficio il garage di una loro amica.

Alcuni articoli di riviste informatiche notano la pagina Google e la giudicano molto più innovativa dei “portali” Yahoo, Excite, Lycos, AOL.com etc. che dominano la rete.

Pagina di lancio di Google, 1996, Stanford University. Notare la sottoscritta che “vanta” ben 25 milioni di pagine.

Nonostante il successo Page e Brin non pensano che Google possa avere una parte importante nel loro futuro; cercano di vendere la ditta per tornare alla carriera scientifica, ma non ci riescono!

Nel 1999 offrono Google in vendita al CEO del colosso Excite, per la modica cifra di un milione di dollari. Ma Page pretende che Excite rimpiazzi tutto il suo software con Google, e un confronto di velocità tra Excite e Google non da’ risultati indicativi. Nel 2002 il CEO di Yahoo offre invece 3 milioni di dollari, ma ora Page e Brin ne chiedono 5; anche qui non si trova un accordo, e Page e Brin si rassegnano a diventare imprenditori.

Il resto è storia. Oggi Google.com è usato da circa 4.5 miliardi di persone in 160 nazioni in 123 linguaggi diversi; il verbo “Google” è entrato ufficialmente nel dizionario della lingua Inglese. Google ci fornisce immediatamente risposte di ogni tipo, dal menù del ristorante sotto casa sino alla risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto (per la cronaca, la risposta a questa domanda è “42”).  

Page e Brin sono tra i 15 uomini più ricchi del mondo con un patrimonio stimato di 50 miliardi di dollari a testa. Con gli anni Google si è espansa acquisendo Youtube, il sistema operativo Android, Chrome e tanto altro ancora.

L’espansione in tutti i settori è continua. Ad esempio, forse non molti sanno che Google ha provato a digitalizzare tutti i libri mai pubblicati dall’umanità (circa 130 milioni di titoli); il progetto si è fermato per motivi legali dopo circa 25 milioni di titoli, ma rende idea dell’enorme quantità di dati che Google possa organizzare, inserire in un computer e ricercare in maniera quasi istantanea.

Google ha il 90% del mercato; il secondo motore di ricerca più usato dopo Google è Youtube, che da solo è più grande degli inseguitori, Bing, Yahoo e Ask messi insieme, ed è comunque proprietà di Google. Un monopolio così completo suscita quesiti etici, per la sua capacità di influenzare il mondo reale. Nel loro primo rivoluzionario articolo, Page e Brin esprimevano dubbi sull’onestà di un motore di ricerca che potrebbe, per loro stessa ammissione, migliorare il punteggio e la visibilità di aziende “amiche” danneggiando le altre. Oggi, passare dalla 1° alla 2° pagina dei risultati di ricerca di Google può significare la fine per un’azienda, e infatti le aziende pagano, e pagano bene, per le prime posizioni sponsorizzate. Il motto iniziale di Google “non fare del male”, è stato parzialmente sostituito, durante la ristrutturazione in Alphabet del 2015, con “Fa’ la cosa giusta”. Viene da chiedersi, giusta per chi.


Da piccolo sognavo di avere un qualcosa di simile al genio della lampada, che potesse immediatamente rispondere a una qualsiasi domanda su libri, film, fumetti… o qualsiasi altra cosa.

Oggi tutti noi abbiamo a disposizione questo genio nelle nostre lampade tascabili; le informazioni, anche se facili da avere, riflettono però sempre in parte il modo con cui sono selezionate e classificate. Google potrebbe, se usata male, cancellare un qualsiasi evento dai suoi risultati, e quell’evento svanirebbe agli occhi della maggior parte dell’umanità. Speriamo che Larry e Sergey, i due nerd che volevano solo studiare la matematica di internet, sfruttino questo enorme potere per il bene di tutti.

Ho appena controllato la mia cronologia di ricerca: oggi ho usato il sito Google circa 65 volte; l’utente medio lo usa 3-4 volte al giorno.

Ops, ora sono 66.

Pubblicato per la prima volta su Sapere, Dicembre 2020

Larry Page (a sinistra) e Sergey Brin (a destra) all’epoca dell’invenzione di Google.


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